venerdì 30 maggio 2008

Sete di conoscenza.

Sarò nata curiosa?
Sarò stata mai la bambina dei decisi perchè?
Avranno frullato nella mia testa vaga, amalgami di domande, gruppi di "come", misture di punti interrogativi colorati?

Su due piedi, a occhio e croce, così, dico di no.
E per un attimo ne sono sicura.
Poi però arriva il pesce. Sì, il pesce.

Ed è lui che mi fa abboccare a qualche dubbio...

Quando dico pesce, in realtà, parlo di quello della piazza, la piazza F. del mercato cittadino.
Quel pesce che, al tempo dei miei cinque, sei, otto anni, era esposto sulle bancarelle, estate e inverno, senza ghiaccio, alla faccia di qualunque pulita sterilità.
L' igiene era un lusso per stomaci deboli, evidentemente, e ai rudi pescatori certe mosse dovevano sembrare cose per molli di tempra.

Ad ogni modo, questo pesce, arrivato mezzogiorno, e rimasto invenduto, oggi mi domando che fine facesse, poichè l' odore non era più di mare, ma acido, vicino all' orina, o all' acqua salmastra marcita, quella che sotto il sole, lascia l' alone di sale sugli scogli, dopo la mareggiata di due giorni prima...

Per tornare in tema, senza divagare troppo -cosa assai difficile pensando all' infanzia...-, riporto quello di cui ho scarsa memoria, ossia che, in piazza, il giorno della spesa in cui riuscivo a farmici portare, prima di tornare a casa, quel pesce io lo DOVEVO TOCCARE.

Non c' era verso. Non c' erano colpi sulle dita; rimbrotti; urlatacce; raccomandazioni di sicurezza; occhiate con bulbi sporgenti fuori dalle orbite; niente di niente da fare.

La vista di quei corpi sul legno del bancone mi chiamava cantando verso un punto preciso: l' addome, il ventre liscio argento chiaro, la parte più umile, fragile, debole. Merce esposta.
Quella che sarebbe finita tagliata con forbice per ripulire la cavità dalle viscere.

Proprio la pancia, la pelle sottile, la vulnerabilità nella morte, io volevo sentire al tatto.

Così toccavo.

Se riuscivo a sfuggire per un attimo, prendevo il pesce in mano. Per soppesarlo.
Quanto è il carico, su una piccola mano carnosa, di un pesce misura standard da banco?

L' occhio era acquoso, la bocca aperta, le branchie rosse. Le squame trasparenti e appuntite. Inutili difese.
Nessuna ferita visibile.

Oggi mi intristisce il pensiero di quelle carni molli.
Allora assolutamente no. Nessuna piccola pietà.
Solo la curiosità del toccare con mano.

Così eccoci tornati al punto di partenza. A parlare di curiosità.

Oggi so di per certo di essere una persona assetata di conoscenza e di avere sempre voglia di nuove cose. Non sono mai stanca e cerco, studio, imparo. Conosco e spesso dimentico.

Ho la curiosità non dei perchè ma dei come. Dei come a...
Mi interessa la conoscenza da asservire all' esperienza. L' attività della mente per la produzione del movimento.

Mentre scrivo, mi domando se valga in assoluto, per me, quanto affermo...
Forse.

C' è in me qualcosa per cui la carne aspetta ancora che l' immaginazione si traduca in pressione di un dito sulle squame.

Mara

http://www.cicorivoltaedizioni.com/cicorivoltaedizioni_leggimi_nei_pensieri.htm
http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/racconti/leggimi-nei-pensieri/

Etichette: ,

giovedì 29 maggio 2008

Post ad personam: Buon Compleanno Massi.


Buon compleanno Massi. Auguri con tutto il mio cuore per i tuoi trent' anni.
Dopo Gianluca, me e Claudia, Eu, ci sei sempre stato tu.

Di te ho solo ricordi felici (a parte quando denunciasti alla Simonetti il rumore dei miei bracciali sul banco che ti impedivano di concentrarti!!! ; P ).

Mi tornano sempre con piacere alla mente le nostre conversazioni su attualità, politica, comunicazione...

Persona curiosa, vivace intellettualmente, aperta, divertente.

Buon compleanno, Massi.
Infinite soddisfazioni e gioie e serenità con il tuo amore.

Mara

Etichette: ,

Sangue alla testa.

Stamattina ho aperto gli occhi e lo "snapp" è arrivato subito.
Anzi prima del solito.

Palpebre secche. Aperte una volta e richiuse. Ancora e, fulminante come una fucilata, ecco lo "snapp".

"Snapp" sta per colpo; non esiste questa parola, mi è venuta a pensare alla mia testa.
Lo "snapp" suona come una frusta lanciata e lo sciocco che fa in punta. Il lampo lo potrei quasi vedere quando raggiunge un posticino non individuabile del mio emisfero destro e poi si allarga a bolle, come una spugna inzuppata.
Stamattina è stato così, e quando è così, un perchè bello chiaro, netto, che mi soddisfi, non riesco mai a trovarlo.

Prima ipotesi è sempre il tempo: è umido; è cambiato; ieri tirava vento; era da colpo di calore; era gelato.
Fra le tante, è facile, un' opzione meteo che mi calzi sulla testa la posso individuare, ma in genere non mi basta.
Così passo al collo.
Lo tasto. Duole? Piego a destra, poi a sinistra; tiro su, poi mento in giù; giro da un lato e piano dall' altro. Le orecchie tese ad auscultare il più piccolo "scrick". Niente "scrick".
Però vado lenta, non è che i movimenti riescano fluidi, lisci...
Niente da fare.

Sì, ci metto in fila, dopo il tempo, anche il collo.

Ma andiamo avanti: allo specchio mi guardo e in un attimo lo vedo. Questa volta, onore al merito, è stato più discreto, è spuntato proprio lì, sul bordo della mascella, a cavallo della linea di confine guancia nord-collo sud.
Si vede benissimo, è là rosso fuoco, bollente, lo sfogo della mia rabbia.

Ora che scrivo, capisco perchè mia nonna materna lo chiamava così. E perchè tutti nel passato gli dessero quel nome, del tutto superato...
Oggi si potrebbe dire che suoni particolarmente scorretto dichiarare di ingoiare la propria rabbia... Sarà per l' incidenza delle patologie coronariche? Per il trionfo dei corsi-pillola di psicologia annulla debolezze?
Comunque sia, il bubbone pestifero parla. E dice che anche l' ipotesi rabbia ha il suo perchè, questa volta, in questo mio caso di mal di testa.

I miei mal di testa parlano molteplici lingue diverse e non comunicano mai chiaramente, così, dopo attività di speleologia finisco col prenderle buone tutte, queste cause, perchè tanto, mentre ci pensavo, ho preso una bustina e pace all' anima loro.

Oggi, tuttavia, il sangue al cervello di questo post, ha un momento ben preciso, una causa individuata, un' ora cronometrata, interlocutori muti.
E, in fondo anche ieri...

Così, ecco, bilancia che pende in giù, a favore della furia.

Oggi sono una persona di pensieri complessi impiantati su un nucleo semplice. E taglia, separa, sfronda -delete-cancella- quello sussiste sempre, nutrendosi dei grappoli.

Il sangue alla testa è strano e fa male. Lo senti che dovrebbe uscire, da qualche buco, uno qualunque. Invade le cavità oculari per questo acceca.

Grazie al cielo in testa dura un attimo, il tempo di defluire.

Nella mente no, ci resta molto di più.

Mara

http://www.cicorivoltaedizioni.com/cicorivoltaedizioni_leggimi_nei_pensieri.htm
http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/racconti/leggimi-nei-pensieri/

Etichette: ,

mercoledì 28 maggio 2008

Il genio e l' altalena.


La suggestione di oggi è questa: il piccolo genio e l' altalena.

E' un po' cattivo, spettinato e irsuto. Dispettoso e malizioso; ora imbronciato, ora allegro. Distante, con la maschera dell' inespressività, domani tira il lembo della giacca e sorride, per essere levato su, in braccio.

Lo vedi, eccolo, ce l' hai davanti, stai per dire qualcosa, un: Ehi! ............. ma l' accenno si perde nello stagno, senza riuscire a sentire il tonfo del fondo, perchè è già volato via e non lo vedi più.
Sparito. Via.

Silenzio

Il genio lo si potrebbe pensare piccolo. Non di levatura, certo, solo di dimensione.
Mignon. Minuscolo. Misura bon bon. Standard: modello da giardino.
Anzi, più piccolo, così da avere l' illusione di poterlo contenere, non ricordando, purtroppo, l' esempio del microbo, che si insinua silente e addio. Allora tocca correre ai ripari e non è bello, perchè l' esito non è scontato.

Il genio e l' altalena. Il genio sull' altalena.
Il genio sparato in alto come dalla bocca di un cannone; il genio che con le sue mani scava un buco nelle nuvole su cui è atterrato, solo per punirsi con la caduta.
Il genio, che il fondo più fondo del fondo non lo toccerà mai, perchè qualcuno che si offra di attutire il colpo riuscirà sempre a trovarlo.

Ma qui niente vittime. Non le vedi, non ci sono.
La luce del genio acceca, e quelle stelle rimangono negli occhi, anche dopo il tonfo sordo e le ossa macinate.

L' altalena forse, alla fine, fa salire e toccare l' apice, così che, anche quando scende, lascia il piacere del vuoto. Del vuoto d' aria.

Mara

Etichette: ,

martedì 27 maggio 2008

Passione.


Il primo commento, caldo, caldo, appena sfornato, fragrante al profumo di brioche, è arrivato!
Stamattina, pc acceso da pochi minuti, solita verdissima curiosità, sorpresa! Ecco il primo regalo del giorno.

L' ha postato una ragazza (su di lei questa definizione piove leggera e così sarà anche fra anni e anni) che non vedo da troppo tempo, ma che incontro, abbraccio, a cui sorrido e con cui parlo, con gli occhi e le parole dell' immaginazione, senza mai nessuna difficoltà.

Pensando a lei -a lei e a tanti-, chi mi chiama, oggi, è il sapore irripetibile di ogni passione.

Al palato, la passione, che cosa lascia, dietro?
Il mio primo pensiero è: il sapore del sangue.
Poi rifiuto: no, troppo forte, troppo macabro, troppo violento, troppo invadente...
Però lo sento aspro; metallico; agre...
Allora viro completamente, inversione a U, e penso di optare per i frutti di bosco oppure per la marmellata di lamponi: l'assimilazione per colore, c' è. Per gusto lo stesso: dolce e asprigno.
Sì, forse questo va bene. E' meno diretto, meno palpitante, non c'è il sangue di mezzo... invece la passione mi fa pensare al battito del cuore che cresce, al plasma rosso e pesante che va, e va, e sale sobbalzando come prendendo una rincorsa prima della scalata...
No, vada per la prima suggestione, vada per il sangue.

La passione non può rinunciare. Non deve cominciare cedendo già alle mezze misure.

Per natura, io mi appassiono. E' indole ma non solo, perchè è anche scelta, opzione costante... è desiderio.
Comunque sia io mi appassiono.

Mi ricordo di me in tumulto, mai stanca, agitata da passioni per persone, idee, sogni, cose, scoperte...
Per dirne qualcuna: mio padre, da bambina; mia sorella sempre; il disegno, i fumetti; Ayrton Senna, la Formula 1; un' ideologia al liceo; il mondo del no-profit all' università; le persone sopra ogni cosa; una fede inusitata, tutta mia; l' informazione, la comunicazione; e, oggi più che mai, il mio grande, grande amore: A.
Chissà quante ne ho scordate e quante ne verranno!
Non si fermano mai queste compagne. Arrivano correndo, senza annunciarsi, mi investono, mi lasciano mai tramortita, solo un po' sbilenca e sempre curiosa.

Dopo l' onda ci diamo appuntamento con più calma, io e le passioni; ci ritroviamo per conoscerci e ci raccontiamo tutto, segreti ammessi, ma a più riprese, perchè la passione ha bisogno di lunghi tempi per diventare amore.

Molte le ho lasciate indietro; forse non ho avuto abbastanza costanza, pazienza o soddisfazione. Certo mi hanno sempre e solo dato. Tolto nulla.

Così le cerco, non come un segugio, perchè sarebbe meglio dire che le assecondo, con la velocità di chi salta sul treno che passa per non perderlo. E, oggi più di ieri, le coltivo come pianticelle o rovi selvatici che non mi apparterranno mai completamente ma sono nel mio giardino e lo rendono più bello e fertile.
Senza non si può vivere. Qualunque esse siano.

Sono la freccia segreta nascosta nell' arco di ognuno di noi.

Mara

Etichette: , ,

lunedì 26 maggio 2008

Viaggi, spostamenti, traslochi...

Oggi mi sento con l' anima in viaggio.

Non in partenza, ma lì, già sul posto.

Mi vedo in una stanza d' albergo, di quelle che chiunque può immaginare, perchè chiunque c' è stato almeno una volta -per caso o per necessità-.

Corridoi lunghi, con carta da parati beige-giallino a rilievo; porta marrone (legno?) scuro; pareti leggere come ossi di seppia; carta da parati monocorde; letti -due- con copriletto tinta unita, federe e lenzuola candide che se ci avvicini il naso profumano di lavastiro; un armadio a due ante che offre grucce appese e coperte di lana grigia impietrite; un' elica a soffitto per i caldi estivi;
la porta discreta, mimetizzata nella stanza, che apre su un bagno con doccia linda, saponette incartate e asciugamani bianchi testimonial; una tv old-style così in alto che, per chi è miope come me, equivale a non averla.

Così sono qui. Mi guardo intorno, provo un sentimento usuale per me ogni qual volta viaggio e in qualunque condizione io sia: in alberghi di più alta categoria di quello in cui immagino di essere ora, oppure ospite in casa di amici, in un bungalow da campeggio o nel mio posto a sedere su un autobus che si sposta per non andare troppo vicino..

Avverto la sensazione e la carica dell' anomia.. Mi sento sconosciuta. Con il potere prezioso dell' invisibile.
Ignota.

Mi sento animata dall' interno: in questo momento libera.

Sì, certi stimoli li ricevo facilmente.
Mi sento come quando, per dirne una, all' università, i primi tempi, uscivo di casa con addosso cose che non avrei mai indossato nella mia città..

Di mio, sono una sconosciuta felice e non ho attualmente uffici a cui dovermi rappresentare con uno stile, tuttavia mi domando se, in caso contrario, mi rifugerei ogni tanto nel pensiero dell' albergo decentrato, dall' aspetto qualunque, dal colore grigio spento e l' insegna al neon, visibile solo a pochi metri, dall' angolo opposto..

Ancora oggi, di tanto in tanto, a seconda dei giorni e dei momenti, subisco il fascino di un che di anonimo, del quotidiano insonorizzato, del periferico, del qualsiasi gradevole, dell' isolato.

Oggi mi sento così. Valigie alla mano, niente trucco, nè tacchi, una reception davanti e un portiere in notturno.

Mara

http://www.cicorivoltaedizioni.com/cicorivoltaedizioni_leggimi_nei_pensieri.htm
http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/racconti/leggimi-nei-pensieri/

Etichette: ,

domenica 25 maggio 2008

Eccomi, chiave nella toppa, sto entrando nella mia nuova casa!


Ci siamo.
Chiavi nella mano destra, la sinistra stringe la grossa fibbia della borsa, sulla spalla opposta.
Infilo nella toppa ma non spingo ancora: devo pensarci un attimo; qualche istante mi serve.
Me lo prendo tutto per vedere, prima con la mente, cosa c' è al di là...

L' odore: ecco quello è la prima traccia. E' di buono; è di nuovo; è di calce, cellophane, di carta di giornale messa a terra, di lenzuola grigie impolverate, di ossigeno consumato dalla chimica.
Sto entrando in casa mia; decisione presa, detto-fatto; lavori finiti a tempo di record.
Ok, ora vado.
Spingo, ma sarebbe meglio dire che mi appoggio appena, perchè è tutto nuovo e la porta non è ancora gonfia per l' umidità, e...............
Eccomi, sono in casa mia!

Il BloRum.. Che idea.. Perchè?
Oggi è domenica.
Quante migliaia di ragazzi/giovani/post-adolescenti/nuovi separati, nel primo e secondo mondo, avranno approfittato della domenica per entrare finalmente in quella che da oggi è casa loro?
Così niente di nuovo all' orizzonte, è solo che ci sono anch' io e il BloRum è la mia casa, nuova, pronta in quattro e quattr' otto, abbastanza simile a come l' avevo immaginata, a costo zero zero.

Il BloRum sarà il mio ingresso, il soggiorno, la cucina, la camera matrimoniale più le camere-bambini, i due bagni, il corridoio, il salone, il balcone fiorito.
Manca qualcosa?

Sì, certo! Mancate voi! E il salone, non ve l' ho ancora detto, quello è mio e vostro.

Nel salone, vista oceano ad ovest, e vista giardino ad est, ci ritroveremo. Ogni qual volta vorrete. Per chiunque suonerà alla porta. Qualunque bisogno abbia. Qualsiasi pensiero voglia condividere. Ci ritroveremo qui.
Il salone, ve l' ho detto è grande, un posto ci sarà sempre. Siederemo a terra, su un tappeto patchwork, fatto a modo nostro, con il nome o il nick di ciascuno di noi.
E se saremo in due, gli angoletti con le due poltroncine, una di fronte all' altra, sono accoglienti, invitano ad aprirsi.

Il BloRum è per parlare. Condividere. Comunicare.

Ma se sarò sola, scriverò di me.

Non conosco noia.

Mara

Etichette: ,