sabato 25 aprile 2009

Leoni in uomini.

Il sogno dei leoni che divennero uomini ha viaggiato fra il suono invadente di un telefono scarico e la ripresa lucida della coscienza addormentata.

Il tempo si è disteso come coperta corta rimboccata.
E' sembrato un arco di storia lungo una mareggiata che trascina e rincalza, ma non passa invano.
I detriti spiaggiati confondono mondi diversi su angoli opposti, rivelano racconti che odorano di case e vite e uomini in carne e ossa.

La gabbia era un rettangolo di sbarre ravvicinate.
I leoni, cuccioli senza criniera.
A quattro a quattro hanno percorso passi millimetrici ansimando un nervosismo di crescita e fuga.

Poi sono diventati adulti.
Senza il tempo di capire come, nè di smascherare, ridendo, il trucco del mago nascosto dietro un qualche stipite di scenografie teatrali ben fatte.

I leoni hanno ora criniere folte che tingono di ocra i colori smorti dello spazio del sogno. Negli occhi sono dipinti violenti orizzonti e scenari di battaglia.
Una spirale di fiere libere dalla prigione si avvolgono attorno alla preda e preparano l' attacco, legando la fame con la sola catena dell' attesa propizia.

Il capo branco si fa avanti per primo e nel balzo predatorio, per dissoluzione, diventa un uomo.
Si scioglie la criniera e si erigono in un corpo dritto i muscoli massicci e distesi sulla terra.
L' immagine onirica fa il vuoto al dubbio dell' impossibile. Le nuove sembianze sono immagini già entrate nel flusso della storia senza che il come trovi la sua dimensione.

La vittima del leone dissolve rapidamente l' odore della morte avvertendo il potere sulla nuova carne.
Un muro alle spalle travalica il suo senso di ineluttabilità per divenire comodo rifugio oltre il gelo del dubbio e della paura.
Esiste un potere più grande.

Essere uomini non salva.


Mara

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giovedì 16 aprile 2009

Amnèsia.

Amnesia.
Vuoto d' aria.
Testa nella boccia del pesce rosso.
La bocca attaccata al fondo concavo per ingoiare la piccola bolla di aria superstite.

Che mese è?
Il filo della trottola magica dell' orologiaio del tempo si deve essere annodato.
I minuti, le ore, i giorni, i mesi, devono aver lanciato le loro sfere, in quella buca chiamata calendario, mancandola.
Oppure si devono esser fermate lungo la strada, per colpa dell' attrito da terriccio non rimosso.

Amnesia.
Che mese è? Il vento di aprile fruscia come la crepe dell' abito da sposa di una donna prudente. Disteso, dall' involto che era, nel baule dei ricordi.

Che tempo è stato?
Felice come la memoria del carillon nella stanza dei giochi. Rovinoso come i mulinelli della torbida acqua di un fiumiciattolo nascosto. Luminoso come lanterne che spezzano il buio di un luogo sconosciuto. Sabbioso come arenile che filtra tra le dita graffiandone l' incavo.

Spuntano gli occhi della bambina dal lenzuolo candido dell' estate.
Ci riprova con desiderio. Fa troppo caldo là sotto.
Ma il minuscolo potente gela dallo spavento e al primo ronzio sottile dell' infida zanzara d' acqua, flebile come il cigolio del triciclo di uno gnomo, la testa sarà di nuovo sotto.

Mara

(Felice di essere di nuovo qui! : D )

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