Leoni in uomini.

Il tempo si è disteso come coperta corta rimboccata.
E' sembrato un arco di storia lungo una mareggiata che trascina e rincalza, ma non passa invano.
I detriti spiaggiati confondono mondi diversi su angoli opposti, rivelano racconti che odorano di case e vite e uomini in carne e ossa.
La gabbia era un rettangolo di sbarre ravvicinate.
I leoni, cuccioli senza criniera.
A quattro a quattro hanno percorso passi millimetrici ansimando un nervosismo di crescita e fuga.
Poi sono diventati adulti.
Senza il tempo di capire come, nè di smascherare, ridendo, il trucco del mago nascosto dietro un qualche stipite di scenografie teatrali ben fatte.
I leoni hanno ora criniere folte che tingono di ocra i colori smorti dello spazio del sogno. Negli occhi sono dipinti violenti orizzonti e scenari di battaglia.
Una spirale di fiere libere dalla prigione si avvolgono attorno alla preda e preparano l' attacco, legando la fame con la sola catena dell' attesa propizia.
Il capo branco si fa avanti per primo e nel balzo predatorio, per dissoluzione, diventa un uomo.
Si scioglie la criniera e si erigono in un corpo dritto i muscoli massicci e distesi sulla terra.
L' immagine onirica fa il vuoto al dubbio dell' impossibile. Le nuove sembianze sono immagini già entrate nel flusso della storia senza che il come trovi la sua dimensione.
La vittima del leone dissolve rapidamente l' odore della morte avvertendo il potere sulla nuova carne.
Un muro alle spalle travalica il suo senso di ineluttabilità per divenire comodo rifugio oltre il gelo del dubbio e della paura.
Esiste un potere più grande.
Essere uomini non salva.
Mara
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