domenica 26 ottobre 2008

Uno e centomila.


Uno più centomila. E il nessuno l' abbiamo perso, fatto cadere, per finta distrazione, giù, nella botola del suggeritore.

Un palco e un piccolo teatro affrescato, rimesso a nuovo in tutto, fuorchè nell' impossibile strutturale: il formato mignon delle dimensioni e del numero di poltroncine, custode di atmosfera catartica e suggestioni pulsanti.

Il loggione illuminato, la platea nell' oscurità, attendono.

L' ambiente sarebbe più adatto ai sei personaggi che al lungo monologo di Uno, nessuno e centomila, tuttavia le immagini, nella scelta, risuonano nel profondo e spesso chiamano a voce alta senza rivelare troppo dei loro perchè.

In verità, Pirandello, accantonato il tempo della scuola, evoca dentro di me teatro a gran voce.
Il teatro delle assi e delle travi di legno, dei chiodi che sbucano e pungono, del sipario rosso granata che cade a piombo, delle luci che recitano da protagoniste e il silenzio che respira in ascolto, carico di promesse, saturo di desiderio.
Pirandello che esplora la metafora della vita a maschere, sipario di verità svelate in più atti, identità sovrapposte che si allargano a cerchi concentrici, serbando, in un unico punto segreto, il loro nucleo di contatto.

La vita al tempo dei social network rimescola piani di storie e di insondate rappresentazioni di sè, sovrascritte negli anni come cd passati forse attraverso troppe masterizzazioni non permanenti. Proiezioni identitarie già impiegate per scene da colori e toni diversi, in opere destinate a un pubblico vario che difficilmente condividerebbe il piacere di un musical americano e di una tragedia classica, nello stesso cartellone.

Vite reali e virtuali a più facce, dipinte con colori ad acqua che si lavano via senza pentimenti, lasciando il posto alle nuove maschere che verranno e che renderanno i lineamenti conformi al ruolo richiesto. Richiesto da sè, richiesto da altri, poco conta appurarlo. Il nucleo del sè resta unico, l' effetto del travestitismo è un' epifania multiforme.
E non occorrono rimorsi.

Mondo flessibile. Mondo variabile. Realtà volubile. Esigita camaleonticità.
L' anello di contatto, il piccolo e delicato meccanismo di congiunzione dei centomila nell' uno, esiste nella normalità opposta alla follia, si definisce in quell' autoconsapevolezza pubblica che richiama ai mille ruoli per ogni singolo, vasto o piccolo, palco di nicchia.


Mara

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13 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Mara, è tanto che non scrivo però ti leggo sempre con piacere.
Io credo di essere sempre me stesso, di non adeguarmi a situazioni e contesti mostrandomi in modi diversi... Anche se a volte sarebbe molto più facile.
Pirandello l' ho riscoperto frequentando una compagnia di teatro amatoriale ed è un maestro insuperabile.
Un abbraccio.

Iacopo

26 ottobre 2008 alle ore 20:31  
Blogger Mara ha detto...

@Iacopo: Iacopo ti pensavo! Pfui!!! Sono felice di sapere che ci sei, anche se non posso sentirti, attraverso un tuo commento!

E' bello che tu dica questo di te, ed è importante la consapevolezza di chi sei al punto da voler conservare una coerenza sempre e comunque.
E' vero, a volte l' integrità ha un prezzo alto ma, io credo, solo se si distorce in rigidità o autoreferenzialità.

Ti abbraccio anch' io.

P. S. Io adoro Pirandello. E lo dico con passione vera!

: )

26 ottobre 2008 alle ore 21:48  
Anonymous Anonimo ha detto...

Uno, nessuno e centomila è uno dei libri che mi ha catturata di più al tempo della scuola.
Bella la tua reinterpretazione!
Dovendo truccare e fare le scenografie del prossimo spettacolo di una mia amica, ho immaginato tutto dal dietro le quinte, da addetta ai lavori che si buca con quei chiodi che sbucano dal legno e il profumo polveroso di quel legno stesso.
Poesia..

Un bacione carissima Mara!!
ElenaGT

27 ottobre 2008 alle ore 01:27  
Anonymous Anonimo ha detto...

PS. Anch'io avrei buttato giù il Nessuno fecendolo sprofondare nella botola del suggeritore. Detesto i Nessuno!

ElenaGT ;)

27 ottobre 2008 alle ore 01:29  
Blogger Mara ha detto...

@ElenaGT: Elena mia, che sorprese! Più ti conosco e più trovo sintonie e affinità! : D
Che meraviglia pensarti operosa e appassionata, al lavoro, dietro le quinte! Esistono pochi piaceri assimilabili a quelli che procura il teatro, a mio avviso.
Una rappresentazione tira l' altra, meglio delle ciliegie!

; )))))

Baci Elena super, a stasera!

27 ottobre 2008 alle ore 08:29  
Anonymous Anonimo ha detto...

ciao mara!
mi hai riportato indietro con gli anni....al terzo liceo quando ho amato e amo tutt'ora Pirandello, autore profondamente attualissimo così come il verga ad esempio! e mi hai fatto pensare al sè, di cui io ogni giorno studio sui libri, al suo essere continuamente in fieri, al suo fluire incessante ( così come lo è la vita del resto!).....avere tante sfaccettature del sè non significa essere patologici,,,,,ma normali! Poi, la patologia sta nel come questo sè si rapporta agli altri sè......

grazie mara! Grazie per le tue riflessioni profonde che alimenti in me....grazie perchè nel tuo modo di scrivere sei unica come pochi lo sono!

27 ottobre 2008 alle ore 11:45  
Blogger Mara ha detto...

@Roberta: cara, i tuoi commenti donano sempre tanta ricchezza al Blorum e sono un forte stimolo ad andare avanti nonostante il poco tempo libero!
Hai colto profondamente il senso del mio post, grazie per averlo accompagnato con le tue riflessioni e i tuoi ricordi preziosi.
Mi loggo sempre meno su msn perchè uso molto di più facebook, però mi piacerebbe sempre sapere quando aggiorni il blog in modo da venirti a leggere! ; )

Ti mando un bacio grande, grande!

27 ottobre 2008 alle ore 23:15  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ah, Pirandello, quant'è che non ci pensavo... E per non essere uno nessuno e centomila io sto imparando, piano piano, a non piegarmi più. Far buon viso a cattivo gioco e passarci sopra quante volte va bene? Una, due, forse tre. Poi stop, dico la mia, emergo. E questo percorso l'ho intrapreso anche grazie a questo mondo virtuale, dove tutti raccolgono i propri buoni propositi e io prendo spunto per i miei.

Grazie, Mara, per i tuoi post. Fanno sempre riflettere.

baci,
clo

30 ottobre 2008 alle ore 12:05  
Anonymous Anonimo ha detto...

Cara Mara, che bello leggere di Pirandello. Autore che ho sempre amato e considerato sempre un po' mio. ricordo ancora l'emozione provata quando visitai la sua casa, molto piccola e ricca di cimeli, la sua tomba...
Mi sentivo immersa in uan realtà "elettrica", fra terra e mare. Terra che richiama alle radici del concreto, della storia che si autoalimenta e si perpetua nelal vita di ognuno, nell'eredità familiare di uan terra che ha fatto della famiglia unico vessillo di solidità e di forza. Ed il mare, quello dei Malavoglia di Verga, ma anche di Hemingway. Una massa vorticosa, buona e cattiva, in costante mutamento. Così imamginavo il pensiero di Pirandello: articolato tra l'esigenza di restare fedele ad un assetto, ad una storia, alle etichette, alle maschere che ciascuno deve e vuole imporsi, senza per questo snaturare la propria essenza, che è costantemente in divenire, come il mare.
Voluttuosa e pacificatrice, questa essenza, combattiva, aggressiva, difficile da imbrigliare eppure che necessita dei limiti, delle "vie" da perconrrere per poter essere sana. Senza la maschera, senza il ruolo più o meno precostituito, non potremmo strutturare l'identità, sondare i limiti, oltrepassare l'orizzonte.
Se non indossassimo mai la maschera o impersonassimo un ruolo, forse non consoceremmo pienamente la bellezza dell'esistenza, che nel mio immaginario rimane lo spettacolo per eccellenza. Senza la frustrazione di una lieve ipocrisia non apprezzeremmo la sincerità, senza aver indossanto i panni del personaggio che un po' gli altri e un po' noi stessi ci siamo ritagliati attorno, non potremmo forse realizzare la pienezza della nostra ricchezza.
Ho sempre pensato che ci vuole tutto nella vita: bene e male, verità e menzogna, gioia e dolore, ma non per lasciarsene imbrigliare, per restarne prigionieri... ma per sperimentare. Senza conoscere non potremmo mai godere della pienezza di noi stessi.
Il nessuno non lo butterei mai nella botola, in fondo, senza di lui non potremmo mai rivendicare la concreta nostra identità.
Identità che resta multiforme, "gestaltica".

30 ottobre 2008 alle ore 12:43  
Blogger Mara ha detto...

@Clo: tesoro, grazie per queste tue importantissime riflessioni. Sono felice di sentire la nuova forza e la consapevolezza amorevole che nasce da te e per te.
Il tuo animo è diretto, sensibile, buono, fiducioso. Vale un tesoro e come tale va custodito. Da te per prima.

Ti stringo con affetto.

31 ottobre 2008 alle ore 10:59  
Blogger Mara ha detto...

@Gdn: cara... che posso aggiungere al tuo commento? Nulla.
Parlano le tue parole, i ricordi, il pensiero attento e sensibile all' uomo, creatura senza pari, che vive, medita, entra in contatto, crea.
Queste tue riflessioni sapienti, poetiche, vibranti, meriterebbero esse stesse un post.
Le condivido, le sento vere, le amo in quanto espressione della tua profondità unica, lucida analisi di una visione del mondo ricca e multiforme.
Ti dico solo grazie. Sono felice che questo momento rimanga fissato nel tempo, qui.

Ti abbraccio con tanto affetto.

31 ottobre 2008 alle ore 11:09  
Anonymous Anonimo ha detto...

facciamo un gemellaggio allora? ;) linko il tuo post e pubblico il mio :P

31 ottobre 2008 alle ore 11:53  
Blogger Mara ha detto...

@Gnd: Fai pure! : D

Mi fa molto piacere, in verità! Non volevo proportelo io per non andare oltre le tue intenzioni, ma visto che lo hai detto, mi sembre bellissimo e sacrosanto!

Un bacio.

31 ottobre 2008 alle ore 13:06  

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