venerdì 12 settembre 2008

Franco: Un assaggio per voi da "Leggimi nei pensieri".


La notte, per me, è sicuramente il momento più brutto, il più terribile. Se ci penso, in questo momento, mi salgono le lacrime. Non succede spesso che mi metta a pensare ai miei mali, perché poi è peggio: sono pugnali, la gola mi si strozza e mi chiedo: "Mio Dio arriverò a domani?" Sono vecchio ormai, non vecchissimo, ma con la vita che ho fatto ogni anno vale tre.

Qualche pensiero in più su come sto me lo concedo solo in giorni in cui c’è il sole, quando è appena sorto, per la verità. E’ l’unico momento in cui, non so perché, ma riesco a sperare. Assieme al sole mi sembra anche io di potermi alzare qui da terra per mettermi in cammino…verso una giornata che mi porterà qualcosa di nuovo, di buono...
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Io facevo l’autista di tram ma per passione ho sempre scritto. Ogni giorno, di ritorno dal lavoro, mi mettevo in cucina, a qualunque ora, tanto Adele cucinava sempre la mattina presto con la casa vuota, e buttavo giù i miei piccoli appunti. O meglio, se il giorno prima avevo annotato qualche parola, il giorno dopo la facevo nascere, le davo vita, aveva luce la sua personalità, la sua bella idea chiara del mondo! Diventava la mia ventesima, poi ventunesima , trentesima poesia e così via.
Quando sono rimasto qua per strada ne avevo composte più di centoquaranta… Che bellezza se ci penso! Per i miei 50 anni mi sono regalato di farle pubblicare, ho intitolato la raccolta "Il monte”. Ne ero così fiero che, oggi ci ripenso con pudore, talvolta, mentre aspettavo di salire sul tram per attaccare il mio turno di lavoro, giravo con il libro sotto il braccio e appena vedevo una faccia un po’ più simpatica, una persona che mi sembrava magari colta, dopo averne carpito qualche pezzetto di frase al telefono, mi avvicinavo e mi mettevo a parlare della mia raccolta... Con un po’ di fortuna, se non scappavano subito via con una scusa qualsiasi, mi riusciva anche di far leggere un paio delle mie poesie…
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Così mi sono ritrovato qua con gli altri, in stazione.
Mica in un giorno, certo. Ho provato a resistere, ho chiamato parenti, conoscenti, i servizi sociali…lei si era presa tutto, la casa e i soldi…e io non ho più i genitori da tempo. Ho l’età per essere nonno in realtà, ma figli non ne abbiamo avuti purtroppo, o forse è meglio, tanto a sentire gli altri qua, a te ti disprezzano sempre, sei un debole incapace e si accomodano dalla parte della madre.
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E’ per dignità che vivo qua. E’ molto meglio che elemosinare aiuto da chi ha orrore che il tuo bubbone pestifero di sventura gli si attacchi…Io non abbasso la testa davanti a chi mi disprezza, lo sfido anzi! E quando ci riesco, dentro di me, sento un brivido di orgoglio perché ho lottato per un’unghia della mia dignità. Per strada non ho da chiedere niente più a nessuno, anche perché gli altri come te, se ci stanno con la testa o se sono lucidi, una mano te la danno senza bisogno di domandare…anzi qua è meglio se non parli, perché si vive di silenzi. Forse se cominci a parlare ritorni un uomo e ti viene voglia di uscire da questa palla di vetro attraverso cui guardi la vita che scorre dentro la città, impedito da tutti gli stracci, la puzza, la bocca impastata, la vergogna, la testa che gira, il sole che brucia, il vento che ti spezza o il freddo che ti trova dovunque ti nascondi. E se non puoi farcela a tornare uomo, perché hai bisogno di un aiuto vero che non c’è, allora è meglio che ti dimentichi della tua lingua, anche perché in quel momento la useresti per maledire.

La stazione è diventata il mio posto perché ho sempre amato, sin da piccolo, guardare i treni che partono. Camminare in su e in giù sulla banchina, guardando dal basso negli scompartimenti, attraverso i finestrini.
Sognare vite, leggere nei volti pensieri e vedere se ci sono speranze oppure rancori. Indovinare mete e incontri a chilometri colmati. Vedere le teste, chine sui libri, di chi ama sognare come me o, semplicemente, vuole passare le ore e ha paura di un vicino che abbia invece voglia parlare… Chissà magari c’è qualcuno che dice grazie a quel viaggio perché finalmente ha del tempo tutto per sé e non ha da sentirsi in colpa a impazzire su delle storie…
[...]



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7 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Mara è bellissimo.
Come gli altri assaggi.
Scrivi in un modo fantastico!
Le senti vivere queste persone, ti viene da immaginare come è andata avanti la loro storia, che fanno ora, in questo momento!
Non sono riuscita ancora a comprare il libro, con l' estate si è fermato tutto, ma conto di farlo al più presto.
Un bacio, stellina!!!

MinaC.

12 settembre 2008 alle ore 14:26  
Anonymous Anonimo ha detto...

Letto tutto di un fiato: bello, brava, conmplimenti, tanti, tantissimi!

Baci baci

12 settembre 2008 alle ore 15:31  
Blogger Mara ha detto...

@MinaC.: cara grazie di cuore!

Sai, una mia compagna di studi mi disse la stessa cosa, che aveva tanto desiderato sapere che cosa fosse stato di ognuno dei personaggi di "Leggimi nei pensieri"...

Un bacio grande!

12 settembre 2008 alle ore 16:03  
Blogger Mara ha detto...

@Pinkclo: tesoro mio, grazie perchè ci sei sempre!
E grazie per le tue parole di stima, sono balsamo prezioso per me!

Ti stringo forte e buon weekend!!!

; )

12 settembre 2008 alle ore 16:06  
Anonymous Anonimo ha detto...

come sempre divina. Sai che cosa mi hai ricordato? Quando avevo 14 anni partecipai ad un corso di scrittura. Il professore per 3 settimane consecutive mi fece scrivere racconti sugli anziani. E mi dava sempre pessimi voti. Io non capivo e lui continuava con questa storia, mentre con gli altri passava oltre. Allora un giorno mi disse questo: le tue storie finiscono sempre bene, invece l'anziano ha l'amaro in bocca, la sensazione che ha vissuto tanto e non c'è ancora avventura. Le tue sembrano storie di una ragazzina nei panni di una vecchia. Ci rimasi malissimissimo e scrissi una storia tristissima in cui la protagonista era stata derubata della sua pensione e aspettava solo il giorno di morire... :=)

15 settembre 2008 alle ore 01:09  
Blogger Mara ha detto...

@MissPulce: mia cara, grazie.
Mi hai fatta riflettere molto, raccontandomi il tuo episodio...

In realtà non so se essere d' accordo con il tuo insegnante oppure no. Esistono scrittori eccelsi, come Michel Faber, che hanno fatto dell' assurdo il loro tratto distintivo (mi riferisco qui ai racconti brevi di Faber), e a loro, probabilmente, sarebbero piaciute molto i tuoi vecchietti felici, con i pensieri, le trovate, le facezie, i sogni, di una ragazzina!

O forse è che la letteratura è così personale, così accordata con alcune corde intime e meno con altre, che è impossibile impostare a priori temi e contenuti, forse solo lo stile...

Ti abbraccio fortissimo, mia cara. Mi piacerebbe molto leggere qualcosa di tuo!

15 settembre 2008 alle ore 08:46  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao Mara! bhè...che dire????? è uno stralcio del tuo libro molto profondo e toccante. E molto delicato. Brava.....Mara...continua sempre così. Un bacio, Rò

22 settembre 2008 alle ore 15:44  

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