mercoledì 25 giugno 2008

Felice.


Prova a chiudere gli occhi.
Una mano poggiata piano, qui sulla pancia, non una carezza e non un peso.
Niente vuoti, senti solo la curva di un piccolo pieno, solo il respiro.
Tocchi la pelle, c' è calore, morbida tiepidezza.

Ti abbandoni.

Metti che sia di pomeriggio, il colore è giallo arancio, carico come carica è l' aria, in questi ultimi giorni. Carica di sabbie, polvere, acqua.
Acqua in minime, infinitamente piccole, perline di vapori che senti salire su con il respiro.

Il sole che infuoca, del pomeriggio presto, proietta fasce larghe di luce e ombra sul soffitto, filtrando attraverso gli scuri chiusi.
Siamo in città, e nulla ronza nella stanza ma, gli insetti, li puoi sentire con la mente: è estate e tutto ricorda stradine senza ombra, muretti secchi come fossili, pietre macchiate da aloni come di ruggine... sono i muschi bruciati, da un sole senza misericordia.

Immagina qualche soffio di aria, sbuffato attraverso le fessure delle persiane. Non rinfranca.
Non spira e diventa più fresco come in un mulinello, è bollente, invece, e immobilizza l' atmosfera in un alone opaco.

Questa è l' ora, per me, di esplorare il passato e indagare il futuro. Ad occhi chiusi, nella dimensione della sospensione, in un mentre che mi vede tesa, in ascolto, con ogni fibra del mio corpo e ogni guizzo della mia sensibilità emotiva, accumulo suggestioni che interpreto.
Mi ricongiungo con un passato battuto da generazioni dimenticate, che sento come tralci rampicanti sulle mie radici: ciò che resta a unire la parte tangibile e materica della mia natura, con i vagheggi incompiuti delle mie aspirazioni future, generate nella struttura illimitata del nostro vivere qui.

Cerco, nei ricordi ineffabili e confusi al di là della vita, i segni di ciò che mi appartiene, che è sempre stato mio, nascendo con me, prima di me, affinchè illumini il mio domani in un punto preciso, in cui accomodarmi, finalmente felice.

Felice...

Felice mi sento in modo struggente e fisico, in pomeriggi come questo.
Sento il mio corpo steso. Molle, abbandonato.
Sento i miei pensieri come folate di vento salire verso l' alto per poi ricadere giù, là dove sono partiti.
Sento le mie inconfessate aspirazioni, formate non più che i corpi di due adolescenti, con le loro rotondità appena sbozzate e la forza incerta di spalle che si allargano un poco, e arti che si allungano un poco...

Sento tutto questo. Capisco e, in quell' istante, sono, corpo e anima, felice.

Mara

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